Domenica 21 settembre si è svolto, presso il Centro mons. Carraro, il Giubileo diocesano della famiglia unitamente alla festa conclusiva delle attività estive del Centro Pastorale Ragazzi. Una giornata di festa e di giochi, ma anche di riflessione. Dopo la preghiera iniziale che ha coinvolto genitori e figli, presieduta dal vescovo Domenico Pompili, gli animatori (una novantina di giovani del Cpr) hanno rilanciato la sfida di Robin Hood, dando il via ai giochi della mattina. I genitori intanto si sono messi in ascolto del vescovo Domenico, di una coppia di sposi e genitori di sei figli e di padre Marco Vianelli, attuale direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia Cei. Il tema condiviso con i numerosi papà e mamme presenti (circa 150 coppie) è stata l’educazione dei figli, esperienza feconda e impegnativa di crescita in famiglia.
Don Enzo Bottacini, incaricato diocesano racconta: «Abbiamo convenuto insieme che, come afferma un proverbio africano, per educare un figlio ci vuole un villaggio. Infatti è quanto mai urgente e necessario trovare momenti di ascolto e di confronto su questo tema anche in vista del prossimo Convegno Nazionale della pastorale familiare che si svolgerà proprio a Verona dal 30 aprile al 3 maggio 2026 dal titolo: “Come la famiglia educa all’affettività e alle relazioni”. Inoltre, come ha affermato lo stesso don Enzo, celebrare il giubileo diocesano della famiglia è stata una grande occasione per ricollocare la famiglia al centro della vita delle nostre comunità. Come ci ricorda Evangelii gaudium: «La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano». Il sano festeggiare in famiglia, afferma don Enzo, ne promuove la bellezza e la rende “buona notizia”, in un mondo che spesso ne parla con tristezza e preoccupazione. In un tempo in cui anche la parola Comunità non è più scontata, conclude l’incaricato: «È quantomai necessario che come Chiesa sappiamo offrire segnali di speranza vivendo momenti comunitari significativi. Si tratta di fermare per qualche istante la frenesia del tempo e, contemporaneamente, andare un po’ in profondità nelle nostre relazioni. Così facendo corriamo il rischio del vangelo».